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La storia di Cigole

Poco discosto dal corso fluviale del Mella e felicemente collocato nella ricca e verdeggiante Bassa Bresciana, l’abitato di Cigole conserva rilevanti testimonianze del suo passato. Varie le ipotesi sulle origini del nome.

Fra esse quella derivante dalla contrazione latina di Ceolae in Cellulae, nel significato di celle monastiche. In età medievale i monasteri possedevano vastissimi territori.
Ad avvalorare la derivazione del nome alla presenza monastica vi è anche il titolo della parrocchiale: S.Martino. Non a caso S.Martino di Tours è il patrono del monachesimo. Eppure di quella secolare presenza non vi sono resti. Ben leggibili invece altri segni del passato come l’impronta urbanistica del nucleo antico, l’area castello, il Palazzo che fu dei Cigola ed altre architetture significative.

A Cigole gran parte della proprietà terriera apparteneva ai monaci di S.Eufemia della Fonte, che la tennero fino a quattrocento inoltrato.
È dalla dissolvenza delle immense propietà dei monasteri che l’antica nobiltà bresciana trasse grandi benefici.

Origine del nome

Può derivare da “ceolae“, piccole celle di convento.
Meno probabilmente dal dialettale “sighole” (cipolle) o “zigol” (giunco).
La sequenza della trasformazione da Ceolae in Cigole si ritrova nelle fonti scritte che riportano:

  • Ceole nel XII secolo;
  • Cegolis nel XIII secolo;
  • Zigoli nel XVI secolo;
  • Cigole dal XVII secolo

Tra le varie opere di architettura del paese meritano di essere citate:

  • i resti dell’antico castello, posto su una lieve altura la cui vista sconfina sulla campagna circostante e domina il corso fluviale del Mella.
  • la parrocchiale, dedicata a San Martino, a navata centrale con l’altare maggiore caratterizzato da un’interessante opera marmorea del XVIII secolo.
  • la chiesetta di S. Pietro con i suoi affreschi settecenteschi
  • La cascina Belvedere, splendido esempio di architettura rurale del ’500 Bresciano
  • Palazzo Cigola-Martinoni, circondato da un ampio ed attrezzato parco e da un elegante giardino. Nel complesso architettonico, formatosi in tre fasi ed epoche diverse, e’ ben distinguibile il nucleo più antico riferibile alla metà del XVI secolo.

Il contesto

La superficie territoriale del Comune è di 9,94 km2 con livelli variabili dai 62,5 m s.l.m. nel punto nord-ovest (presso la cascina Gambaro) ai 44,3 m al confine sud presso l’alveo del Mella.

Il corso fluviale segna tutto il limite orientale del territorio comunale ed è caratterizzato da un percorso meandri forme, con piacevoli terrazzamenti che vivacizzano la verde e ben coltivata pianura. Il fosso Caglione, con altri corsi d’acqua minori di formazione naturale, solca trasversalmente parte del territorio comunale. Nessuna frazione ne costella il suo territorio, punteggiato qua e là solo da cascine.

Di esse la più maestosa è la cascina Belvedere, ascrivibile alle architetture fortificate che nel ’500 si elevavano nella Pianura bresciana quali strutture d’avanguardia di quella straordinaria stagione che fra XVI e XIX secolo porteranno ad una intensa proliferazione delle architetture rurali. Altre realtà legate alla produzione agricola sono la cascina Martinoni, il Fenil Nuovo, la cascina Gambaro, il Fienile Bassa, l’azienda Antoniana.

Elegante la porzione residenziale nella cascina al civico n° 40 di via P. Farina, con portale rustico di disegno secentesco che ricorda, seppure in versione rustica, i due portali in pietra di botticino sotto il porticato di palazzo Cigola-Martinoni che rimane la presenza più rilevante dell’architettura civile del paese .

Altre realtà meritevoli di menzione:

  • il fronte prospettico dei civici dal n°2 al n°10 di via Roma;
  • il portale al civico n° 6 di via S.Rocco, con pavimentazione superstite del passo carrabile che immette in un bel porticato interno, composto da colonne in pietra ed eleganti archi;
  • il portichetto rustico d’impronta medioevale al civico n°1 di vicolo Speranza.
  • il portale al civico n° 6 di via S.Rocco, con pavimentazione superstite del passo carrabile che immette in un bel porticato interno, composto da colonne in pietra ed eleganti archi;
  • il portichetto rustico d’impronta medioevale al civico n°1 di vicolo Speranza.

Tra le alture che più d’altre spiccano dal rimanente piano di campagna :

  • quella del castello;
  • quella presso il Molino Nuovo;
  • quella della chiesetta di S.Pietro.

Per l’architettura sacra, oltre alla parrocchiale, si citano S.Pietro, con gli affreschi settecenteschi del protiro, S.Rocco e la neogotica chiesetta delle Canossiane.
Poco fuori l’abitato, in direzione Manerbio, una croce marmorea riporta la data 19 agosto 1798.
Indica la direzione per i I Morti di Valbruna.